Capita spesso che il pubblico di non esperti del settore conosca solo qualche nome degli artisti più famosi del graphic design e, quasi sempre, si tratta di uomini. Questo è dovuto in gran parte al fatto che fino alla metà del Novecento le scuole e i corsi di design più importanti e facoltosi erano riservati per lo più a studenti maschi ma poi, per fortuna, le cose sono cambiate e le donne hanno finalmente conquistato il loro spazio nel mondo della grafica.
Da allora di strada ne è stata fatta tanta e sono davvero tantissimi i nomi delle artiste che si sono distinte in questo campo, spesso diventando famose per la creazione di loghi diventati dei veri e propri cult, ma non solo.
Ecco quindi una rassegna delle più celebri graphic designer che hanno davvero fatto la storia e che possono essere oggi delle fonti di ispirazione per tutti gli amanti della grafica.
Mary Blair, l’illustratrice della Disney
Mary Blair (1911-1978) è stata, oltre che graphic designer, anche un’illustratrice: i lavori che l’hanno resa famosa in tutto il mondo sono certamente quelli realizzati per la Walt Disney, ovvero le animazioni per film come Alice nel paese delle meraviglie, Cenerentola e Peter Pan. Proprio dopo l’uscita di quest’ultimo, Mary decise di lasciare la Disney e di mettersi in proprio; come designer freelance realizzò lavori pubblicitari per tante grandi aziende americane. Il suo stile ha fatto scuola grazie alla scelta di usare colori sgargianti e accostamenti cromatici audaci che richiamavano molto l’arte del pittore tedesco Josef Albers. Nel 1991 Mary ha ricevuto il Disney Legends, premio riservato a coloro che hanno contribuito al successo della Walt Disney Company grazie al loro talento. Oggi i lavori di Mary possono essere ammirati nei teatri e nei parchi a tema della Disney ma non solo, considerando che tante sue illustrazioni sono stampate ancora oggi.
I poster del MIT di Jacqueline Casey
Originaria di Quincy nel Massachusetts, Jacqueline Casey è riconosciuta a livello internazionale per i poster che ha realizzato per il Massachusetts Institute of Technology (MIT). Questi poster venivano disegnati di solito scegliendo immagini o scritte dalle forme e dai colori di forte impatto, accompagnate da testi più piccoli dal contenuto informativo. Questa scelta compositiva non era affatto casuale, come ha spiegato la stessa Casey: “Il mio lavoro è riuscire a catturare le persone con un’immagine sorprendente che balzi subito all’occhio, per poi indurle così a leggere il messaggio scritto in piccolo e soprattutto a visitare la mostra che il poster pubblicizza”. Un metodo che sicuramente può essere d’esempio per chi intende realizzare e stampare locandine per eventi.
Elaine Lustig Cohen, tra modernismo e avanguardia
Elaine Lustig Cohen (1927 – 2016) è stata una grande artista, archivista e graphic designer americana. È conosciuta soprattutto per il lavoro svolto tra gli anni ’50 e ’60, durante i quali ha prodotto oltre 150 realizzazioni grafiche per copertine di libri e cataloghi museali, ma in realtà il suo contributo è andato ben oltre: Elaine ha infatti avuto un importante ruolo dell’evoluzione del graphic design modernista americano ed è riuscita a integrare a quest’ultimo l’avanguardia europea per sperimentare nuove tecniche e creare un codice visivo tutto nuovo. Nella sua carriera ha lavorato per diversi tipi di media e nel 2011 ha ricevuto anche una medaglia AIGA proprio per i suoi traguardi nel settore della grafica.
Muriel Cooper e le nuove sfide della tecnologia
Muriel Cooper (1925 – 1994) è stata davvero una pioniera nel campo del graphic design: sebbene non avesse mai studiato programmazione, riuscì a intuire le possibilità offerte dalla tecnologia che proprio negli anni ’70 si stava sviluppando a grande ritmo. Così lavorò a stretto contatto con programmatori e ingegneri informatici per sperimentare nuovi concetti nella produzione di media e di materiali informativi e grafici. Oltre che designer, è stata ricercatrice e direttrice del MIT Press, la casa editrice del Massachusetts College of Art (MIT); in questa scuola è stata anche la fondatrice del Visible Language Workshop e cofondatrice del MIT Media Lab.
Muriel viene ricordata oggi non solo per le sue intuizioni ed esplorazioni delle opportunità offerte dalle nuove tecnologie, ma anche per la riprogettazione grafica del Libro della Bauhaus in occasione del 50° anniversario della scuola tedesca di design.
Carolyn Davidson e la storia della Nike
Quando incontrò il professor Phil Knight, Carolyn Davidson era solo una studentessa: fu proprio lui a offrirle un lavoro nella Blue Ribbon Sports, la società di cui era cofondatore e che si occupava dell’importazione delle Onitsuka Tiger, le scarpe da basket giapponesi che negli anni ’60 erano di gran moda. Knight aveva deciso di diversificare e distinguere in maniera più marcata i prodotti importati da quelli creati dall’azienda stessa, così chiese alla giovane di realizzare un logo che riuscisse a valorizzare le nuove scarpe da calcio Nike per renderle attraenti agli occhi del pubblico.
Carolyn realizzò tantissimi modelli ma nessuno di questi sembrava andare bene; alla fine il professore scelse quello che considerava “il meno peggio” e che, tra l’altro, pare non piacesse nemmeno alla stessa designer; il lavoro fu pagato appena 35 dollari. Ed è così che nacque lo “swoosh”, un simbolo semplice ma efficace nel rendere l’idea del movimento, proprio l’effetto desiderato dal proprietario della Blue Ribbon Sports per le sue scarpe da corsa. Dopo soli 6 anni, grazie all’enorme successo ottenuto, l’azienda prese il nome di Nike. Tutto il resto è storia.
L’iconografia vintage di Louise Fili
Di origini italiane, Louise Fili è diventata una delle maestre del graphic design grazie al suo uso elegante, vintage ma allo stesso tempo originale, dei caratteri tipografici. Nata nel New Jersey ma figlia di due insegnanti italiani, Louise racconta di essere stata sempre interessata al design, “ancor prima di sapere cosa fosse”. Da bambina incideva lettere nelle pareti, disegnava copertine di libri e creava manoscritti illuminati con i testi di Bob Dylan; la svolta nella sua formazione avvenne quando da adolescente visitò per la prima volta la terra natale dei suoi genitori: da quel viaggio nacque l’amore per l’Italia e in seguito per il Modernismo, l’arte europea e gli stili Déco. Durante i suoi successivi viaggi nel vecchio continente, Louise ha sviluppato un amore per l’iconografia vintage: per questo motivo ha scovato e raccolto vecchie insegne di negozi e ristoranti che ha poi immortalato in una raccolta fotografica dal titolo “Graphique de la rue”, grafica della strada. Partendo da questa sua passione, Louise si è poi specializzata in restaurant design e food packaging. I suoi lavori sono oggi esposti nelle collezioni della Biblioteca nazionale di Francia, della Library of Congress statunitense e del Cooper Hewitt Smithsonian Design Museum a New York.
April Greiman e la New Wave
April Greiman è stata una delle prime graphic designer a sfruttare al massimo le nuove tecnologie e, in particolare, i software Macintosh, avviando così una vera e propria rivoluzione nell’ambito della grafica. La designer, insieme al suo stretto collaboratore Jayme Odgers, ha partecipato alla nascita della cosiddetta New Wave del design americano tra gli anni ’70 e gli anni ’80, movimento che poi ha coinvolto tanti altri designer con l’intento di rompere del tutto con la tradizione e dare libero spazio alla creatività e all’espressività grafica senza alcun limite. Di questa corrente April è diventata poi una vera e propria icona: il suo lavoro tocca tutte le sfere del design contemporaneo, dalla comunicazione e dai video fino alla moda e all’architettura.
Le icone di Susan Kare
Definita la “Betsy Ross (creatrice della prima bandiera statunitense ndr) del computer”, Susan Kare è famosa per aver creato le icone dell’interfaccia grafica del primo Macintosh. Chiunque abbia usato i primi dispositivi della Apple, infatti, ricorderà sicuramente l’icona del computer sorridente che compariva all’avvio del sistema, oppure l’icona a forma di bomba che compariva quando il sistema si bloccava. Di Susan sono anche le icone che, con pochi colori e una bassa definizione, rendono perfettamente l’idea dei comandi copia, taglia e incolla e alcuni font che le furono commissionati e che lei decise di chiamare come le stazioni ferroviarie di Philadelphia. Steve Jobs, però, pensò che questi nomi non fossero adatti da un punto di vista commerciale e così li cambiò in New York, Geneva e Chicago. Gli altri lavori di Susan sono tuttora esposti al MoMA di New York nella mostra permanente dal titolo This is for Everyone: Design Experiments For The Common Good.
Il cattolicesimo pop di Corita Kent
Una suora graphic designer? Ebbene sì, questo è stata Corita Kent (1018 – 1986): fu una sorella dell’istituto cattolico Cuore Immacolato di Maria di Los Angeles, un’insegnante e anche un’artista che si era posta l’obiettivo di veicolare i messaggi di fede, pace e amore della propria religione attraverso le sue creazioni e di raggiungere, in questo modo, le classi più deboli. Per i suoi lavori utilizzava per lo più la serigrafia che le permetteva di “realizzare arte originale per chi l’arte non se la può permettere”. Utilizzando tecniche di tipografia commerciale, Corita riuscì a coniugare il suo cattolicesimo fortemente progressista con la pop art, attraverso uno stile fatto di scritte colorate che richiamavano molto il mondo della pubblicità. A tutto questo univa citazioni di un certo spessore, come quelle di Martin Luther King Jr, Samuel Beckett e John Lennon; vicina a Andy Warhol e John Cage, con i suoi messaggi divenne una vera e propria icona dei movimenti pacifisti e di rivolta contro il sistema che caratterizzarono gli anni ’60 e ’70. Decise poi di abbandonare il velo e di dedicarsi totalmente all’arte e all’attivismo quando il suo lavoro fu definito blasfemo dalle autorità ecclesiastiche locali e il suo istituto religioso dovette chiudere a causa di contrasti con le stesse autorità, che lo reputavano troppo liberale e addirittura comunista.
L’attivismo femminista di Sheila Levrant de Bretteville
Oltre a essere un’artista e una graphic designer, Sheila Levrant de Bretteville è anche un’insegnante. Tutta la sua carriera è stata legata ai suoi ideali femministi e di inclusione sociale che emergono fortemente in tutti i suoi lavori e nelle sue collaborazioni con altre artiste della sua epoca. Ma oltre che alla sua arte, il suo nome è legato all’insegnamento della stessa: nel 1971 ha fondato il primo corso di design per donne presso la CalArts. Nel 1990, inoltre, è diventata la prima direttrice donna del corso di laurea in Graphic Design presso la Yale University School of Art, uno dei più antichi del settore. Nel 2004, infine, è stata premiata con una medaglia AIGA per il suo importante contributo nel campo del design.
I controversi font di Zuzana Licko
Originaria della Cecoslovacchia, Zuzana Licko si è poi trasferita in America dove si è laureata in comunicazione grafica alla University of California di Berkely. In seguito insieme al marito, il tipografo e grafico Rudy VanderLans, ha fondato l’azienda Emigre Graphics, diventata famosa in tutto il mondo grazie alla pubblicazione dell’omonima rivista, che aveva come obiettivo quello di riflettere sull’importanza della grafica nella vita di tutti i giorni nella nostra epoca. I due coniugi divennero poi dei pionieri delle nuove tecnologie, tra le quali i computer Mac, con le quali crearono degli originali e innovativi font che hanno avuto subito un enorme successo, nonostante le critiche dei puristi della tipografia. Ciò non ha impedito ai font di Zuzana di essere utilizzati per le campagne di grandi aziende, tra le quali citiamo Wind, McDonald’s e Ferrarelle.
Art déco e costruttivismo russo nel lavoro di Paula Scher
Considerata una delle graphic designer più influenti del mondo, Paula Scher è stata spesso descritta come una “maga” nel trasformare le immagini in qualcosa di “istantaneamente familiare”. Come artista riesce inoltre a unire la cultura pop all’arte più raffinata e i suoi lavori sono ormai entrati nell’immaginario collettivo, soprattutto negli Stati Uniti, il suo paese. Paula ha ereditato la passione per le mappe e la tipografia dal padre, uno dei massimi esperti della cartografia moderna. Ciò che l’ha resa famosa, comunque, è il suo approccio sperimentale che unisce l’art déco al costruttivismo russo con l’obiettivo di coniugare al meglio le esigenze pubblicitarie e commerciali con la creatività. Oltre a questo, non si può non citare uno dei suoi lavori più famosi, ovvero il logo di Windows 8, simbolo ormai universalmente conosciuto.